Figli maschi? Auguri, papà.

di Lorenzo Gasparrini

Figli maschi? Auguri, papà.

Ecco il primo post scritto per NoiNo.org da Lorenzo Gasparrini. Quarantadue anni suonati, romano, già ricercatore in Estetica, poi editor, Lorenzo è diventato un attivissimo blogger per dire la sua da "normale (tra grosse virgolette) uomo eterosessuale" sul machismo che fa danni nella nostra società, e a noi maschi in particolare. Tra le tante "cose che fa sul web": il blog antisessista Questo Uomo No e La benché minima idea, blog "di-a-da-in-con-su-per-tra-fra padri" (tutte le altre sono qui). Gli abbiamo chiesto di parlare con noi su come questi due elementi, sessismo e genitorialità, siano collegati, partendo da sé e dalla propria esperienza. Già, perché Lorenzo è padre di due figli "in età scolare". Maschi, ovviamente. I vostri commenti, domande, condivisioni di esperienze sono come sempre più che benvenuti, purché rispettosi.

Poche settimane fa ho accompagnato mio figlio alla festa di compleanno di un suo compagno di scuola, organizzata in un fast food. C'erano giochi per farli scatenare, le animatrici a proporre qualche attività, poi merenda tutti insieme; niente di eccezionale, compresi snack e bibite per i genitori presenti. A un certo punto, gli onnipresenti maxischermi hanno mandato il video di Nicki Minaj, "Anaconda" (per chi non avesse mai avuto il piacere, lei è una rapper iperprovocante e il suo clip è incentrato sulla sua abilità nello scuotere i glutei). Sono cominciati così cinque minuti di ipnosi collettiva, di bambini e bambine, e degli adulti, uomini e donne: tutti con gli occhi fissi allo schermo. I bambini ballavano, gridavano, si vedevano risolini imbarazzati; gli adulti commentavano in modo molto variegato. Chi si lancia in sfottò goliardici, chi sentenzia "è pornografia". Io mi domandavo: cosa rimarrà a mio figlio di quello che sta vedendo? Cosa gli insegna, in cosa lo cambierà? Pochi giorni fa, durante le solite convulse operazioni in bagno della mattina, Ivan finisce perplesso di vestirsi e guardandosi allo specchio fa: "Ma perché sono vestito da donna?", ridendo. In uno dei tanti giorni di clima incerto, gli abbiamo messo un gilet blu. "Ivan scusa, ma perché dici che è da donna?" gli chiediamo. "Perché i vestiti senza maniche sono da donna, no?".

Due episodi comunissimi, come tanti che succedono a molte persone e ai loro figli; due episodi, però, scelti tra tanti, troppi che accadono continuamente, nei quali noi, e i nostri figli e figlie, rimaniamo molto spesso sorpresi. Sorpresi di come le questioni che riguardano la sessualità, i generi, l'affettività, le relazioni entrino nel nostro quotidiano in maniera sorprendentemente facile. Spesso non abbiamo a disposizione che risposte vaghe o comportamenti inadeguati; aggiungendoci la complicazione di una vita – come per la maggior parte delle persone – che ha già di suo momenti frustranti e imbarazzanti.

Anche per questo, da anni, mi sono impegnato nell'antisessismo: prima di tutto per me stesso e per la mia famiglia. Tutta quella specie di insegnamenti che vengono da luoghi comuni, tradizioni, pregiudizi, cose che "si sanno" o che "fanno tutti così", non bastano più. Il mondo si fa enormemente più complesso quasi ogni giorno, e non è giusto nei confronti degli altri – e non è rispettoso prima di tutto nei confronti di me stesso – rispondere a questa complessità con la rabbia, l'indifferenza o con scemenze come "l'uomo è cacciatore".

Ho bisogno, e come me credo anche i miei figli, di una nuova sensibilità. Una sensibilità che rispetti senza imporre, che ascolti senza pretendere, che senta tutte le cose diverse da sé senza con questo volerle cambiare. Vedo sempre più uomini reagire con violenza a ciò che non capiscono; vedo sempre più uomini difendersi con la forza da quello che gli fa paura. Ma in moltissimi casi si tratta di cose semplici da comprendere e di cui non avere nessun timore - il più delle volte sono solo diritti degli altri e la loro libertà d'espressione. Però non ci si riesce, perché si è chiusi in una prigione di comportamenti, falsi miti e abitudini mai discusse; una prigione che si chiama, di volta in volta, "virilità", "mascolinità", "onore", "orgoglio", e così via.

Mi piacerebbe un confronto con più uomini possibile - disposti anch'essi al confronto - sui tanti argomenti che il nostro status di "normali uomini eterosessuali", e magari anche padri, deve affrontare il prima possibile, per interrompere quella cultura dell'incomprensione reciproca che governa i ruoli sociali e i rapporti personali. Come genitore il linguaggio quotidiano, la "natura" dei sessi, le scelte e le possibilità di ciascuno, il rapporto con il proprio corpo, sono tutte esperienze da condividere con figli e figlie, ma nelle quali il sessismo e la violenza di genere stanno rendendoci la vita impossibile. Parliamone insieme.

Foto di KnitWhitterersCartel da Flickr - Licenza CC Creative Commons



5 Commenti


Lorenzo Gasparrini
29/01/2015

Tutto giusto Richie, ma quello che stupisce - forse non più di tanto - me e credo Giannandrea è il fatto che quel modo di vedere è stato appreso senza un intervento diretto, come fosse "nell'aria". Perché avrei ben preferito, che ne so, sapere che cose del genere gliele avesse dette qualcuno. Invece è evidente che questi siano effetti di una "cultura" generale - compresi i video discutibili trasmessi in una festa per bambini. Io posso oppormi, in mille modi, e comunque me ne sono accorto: e chi non ci fa caso? Chi lo ritiene "normale"? Ci vedo anche io un problema di libertà. Qui non c'è qualcuno che mi dice come essere e cosa credere: c'è un'atmosfera, un ambiente, una forma di vita che suggerisce tutto ciò. Il compito di essere vigile si fa più complicato, non impossibile, ma tremendamente complicato. No?


giulia
28/01/2015

S? un certi momenti ti cadono le braccia.. per delle frasi.. poi capisci che ci vuole solo tempo.. forse tanto forse noi non lo vedremo il cambiamento ma prima o poi ci sar?... dobbiamo avere pazienza tante cose che diciamo e facciamo sembra cadano nel nulla invece ? terreno fertile nei bambini(negl\'adulti chi lo sa)..


Richie
27/01/2015

Concetti come onore e orgoglio (che non è una caratteristica solo maschile) secondo me sono da riscoprire e re-interpretare abbandonando, sono d'accordo, fesserie come "l'uomo è cacciatore" e tutte le cavolate retrograde e in certi casi criminali che hanno sporcato queste parole (del resto non è la prima volta che parole e concetti nobili sono usati per giustificare ingiustizie e nefandezze)


Richie
27/01/2015

In effetti i vecchi cartoni disney li ho visti anch'io a suo tempo e oggi non credo affatto che le donne siano tutte biancaneve o cenerentola, lo capirà anche tuo figlio comunque giannandrea, oltre a Biancaneve fai vedere a tuo figlio anche mulan, Pocahontas, The Brave, Frozen, Big Hero 6. e spiegagli anche che "sentimentale" non è sempre "poco energico"..i sentimenti possono essere una grande energia e la musica di Mozart (che, beninteso tuo figlio non è obbligato ad amare) ha energia detto questo, un luogo dove ci sono dei bambini radunati non dovrebbe proiettare certi videoclip (anche se non credo che il pargolo diventerà un maschilista a causa dei glutei di Nickj Minaj). Quanto al gilet senza maniche, si spiega al pargolo che quel capo è compatibilissimo con l'essere maschio (che non è di per sè una prigione, come per la femminilità esistono molti modi di esprimere la mascolinità e di viverla tanti quanti sono gli uomini del mondo, modi più frequentio meno frequenti statisticamente ma sempre legittimi) e che esistono anche abiti con maniche corte o senza maniche portati da uomini


26/01/2015

Giannandrea - Lo stereotipo esce dalla porta e rientra dalla finestra. A me è successo da poco con mio figlio di 4 anni e mezzo: metto su un disco di musica classica (tipo "Mozart per i bambini"), parte un adagio e lui ridendo mi fa: "Ma questa è musica per femmine!". Lì per lì ti cadono le braccia: capisco che il Rondò alla turca gli piaccia di più, tutto allegro e saltellante com'è, ma possibile che nella sua testa "poco energico", "sentimentale" eccetera, siano già sinonimi di "femminile"? Vede tutti i giorni con i suoi occhi esempi viventi, grandi e piccoli, di femmine tutt'altro che svenevoli! Poi ti vengono in mente tutte quelle scene dei vecchi film Disney con la principessa di turno intenta a gorgheggiare melodie in attesa del principe salvatore, e (forse) capisci. Il fantastico è più potente del reale, specie per un bambino. Ma mica puoi tagliare via dal suo orizzonte ottant'anni di immaginario collettivo (giusto per cominciare da Biancaneve), né sarebbe giusto farlo. Ma venire su con una certa idea di maschile e femminile, di ruoli di coppia, di che coss'è l'amor ... secondo me un po' di problemi prima o poi ce li dà. Qualcuno dirà che che ci siamo passati tutti, che crescendo s'impara. Ma non si potrebbe imparare anche a essere più liberi?


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