La violenza viaggia in rete.

di redazione di NoiNo.org

La violenza viaggia in rete.

È possibile fare educazione alle differenze e contrasto alla violenza di genere nelle relazioni tra giovanissimi anche fuori dalle aule scolastiche? NoiNo.org Lab ci ha scommesso, coinvolgendo nel percorso laboratoriale svolto in questi mesi, oltre ad alcune classi di istituti scolastici del territorio, anche centri di aggregazione giovanile, come lo Spazio Eco di Casalecchio di Reno, dove il 1° aprile abbiamo incontrato un gruppo di genitori e il 6 aprile abbiamo svolto un laboratorio con ragazzi e ragazze di 12 e 13 anni. Filo conduttore dei due incontri è stato il focus su quelle forme di violenza che, sempre più spesso, vengono agite da ragazzi preadolescenti e adolescenti attraverso la rete, i social network e gli strumenti di comunicazione digitali.

I genitori che abbiamo incontrato ci hanno chiesto strumenti chiari per comprendere meglio quello che vivono i propri figli sul piano dell'identità e della sessualità. Siamo partiti dai concetti base, perché la semplicità è la prima premessa per affrontare con serenità un periodo di grande cambiamento ed inquietudine come quello che vivono gli adolescenti. Cos'è allora l'identità di genere? Che rapporto ha con il sesso biologico? C'è un solo modo in cui si esprime la propria identità o possono esserci molte, e diverse, forme dell'espressione di genere, anche diverse dai modelli tradizionali, spesso stereotipati? L'orientamento sessuale che rapporto ha con tutto questo? Sono alcune delle domande a cui abbiamo cercato di dare risposta, ragionando insieme ai genitori sui modi per creare per i propri figli, fin da piccoli, la possibilità di non essere imprigionati in etichette “da maschio” e “da femmina” che limitano di fatto la libertà di pieno sviluppo delle attitudini e dei desideri (dai colori ai giocattoli fino agli sport, tutto nell'infanzia sembra dirci chiaramente cosa è adatto o non adatto ai bambini e alle bambine in base al loro genere). Passando dalla cornice della natura a quella della cultura, come abbiamo proposto ai genitori di Casalecchio, anche la comprensione dei vissuti dei figli e delle figlie è molto più chiara e serena, e non richiede di attenersi a un manuale di verità assolute ma di riuscire a stare in ascolto e in dialogo reale con l'intensa sfera emotiva dei più piccoli. Abbiamo quindi proposto una riflessione specifica sulle forme di controllo, possesso e violenza che si esercitano in rete e attraverso smartphone, anche grazie alla condivisione di un glossario realizzato ad hoc per spiegare cosa sono, ad esempio, il cyberbullismo e la diffusione non consensuale di immagini intime in rete.

Ma quali sono i modelli che i ragazzi e le ragazze ricevono e interiorizzano? L'abbiamo chiesto proprio a loro all'inizio del nostro laboratorio del 6 aprile: cosa intende la società per “vero uomo” e “vera donna”? Lavorando prima in due gruppi divisi per genere e poi tutte/i insieme, i e le partecipanti al laboratorio hanno steso delle liste di “caratteristiche” e scelto delle immagini per rappresentare cosa c'è nelle “scatole di genere”: è emerso che il vero uomo è bello, muscoloso, coraggioso, autoritario, virile, nullafacente in casa,  fedele, mantiene la famiglia, risolve i problemi, mentre la vera donna è bella, elegante, magra, formosa, attraente, sensibile, intelligente, responsabile, casalinga, mamma e fedele. Ragazzi e ragazze hanno evidenziato in modo corretto i legami tra le due liste così come il funzionamento degli stereotipi nella quotidianità, riconoscendo  che è impossibile “fare sempre quello che ci piace” e che “posso essere preso in giro se sono maschio e gioco con le bambole”. Mentre ai maschi è risultato più facile indentificarsi nel modello che li dipinge vincenti e di successo, nelle compagne è prevalsa l'ispirazione di contrastare o rifiutare la norma e aspirare ad un ideale più vicino ai loro sogni (inserendo ad esempio nella scatola del vero uomo la frase “non pensa troppo al lavoro, pensa anche alla famiglia”).

Ai ragazzi, così come agli adulti, è stata poi proposta la visione collettiva del video “Questo non è amore” realizzato da studenti e studentesse del Liceo Minghetti di Bologna. Il video mostra i diversi scambi via WhatsApp durante la giornata di studio e sport tra una ragazza e il suo fidanzato e le forme di controllo che lui esercita su di lei (“come sei vestita?”, “con chi sei?”, “perché non mi rispondi?”).  Le parole chiave emerse sono: paura, sconforto, insicurezza, rabbia, gelosia, mancanza di fiducia, privazione di libertà. Le reazioni dei ragazzi e delle ragazze sono state molto diverse. Le ragazze identificano agevolmente il comportamento del protagonista maschile come insistente e possessivo, mentre i compagni assumono il punto di vista di lui, ammettendo  i suoi sentimenti e le sue preoccupazioni come legittime e giustificandone la gelosia. La discussione è stata molto animata e, alla fine, anche grazie alle cartoline con le parole della violenza della precedente campagna NoiNo.org, abbiamo definito insieme alcuni punti fermi, discriminanti che rendono un comportamento potenzialmente violento, soffermandoci in particolare sulla violenza psicologica, per aiutare ragazzi e ragazze a riconoscere i segnali di agio e disagio nelle relazioni interpersonali.

Dopo il nostro incontro, una insegnante delle scuole secondarie di primo grado Moruzzi, che ha partecipato al laboratorio come osservatrice, ha guidato i ragazzi e le ragazze a riproporre questa riflessione in classe, in un'attività di peeer education in cui sono stati loro stessi a trasmettere le riflessioni condivise ai propri compagni.



1 Commenti


Richie
09/05/2017

ci sono tanti modi di esprimere il proprio essere uomini ed essere donne tanti modi quanti sono gli uomini e le donne nel mondo, modi più frequenti e meno frequenti ma sempre legittimi e genuini. La gelosia maschile o femminile verso il proprio partner ci può anche stare ma non deve diventare ossessiva, amore vuol dire passione e fiducia reciproca che impedisce alla eventuale gelosia di diventare ossessiva e opprimente. il geloso che oprime non ama davvero


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