Amore e possesso in quarta superiore.

di redazione di NoiNo.org

Amore e possesso in quarta superiore.

Ecco cosa hanno detto - e cosa hanno fatto sul palco - gli studenti e le studentesse che hanno partecipato allo spettacolo interattivo Amore Mio sulla violenza nelle relazioni, messo in scena dalla compagnia Parteciparte il 25 novembre 2019 a Bologna a palazzo Magnani, grazie alla Fondazione del Monte

Il 25 novembre? "Sapevamo già che è la giornata contro la violenza sulle donne, ne parliamo in classe tutti gli anni." "Sì, è tipo la giornata della donna." "Ma quella è l'otto marzo!" "Vabbe', più o meno: la giornata contro i femminicidi." "Sì, come il corridore con le gambe di carbonio che ha sparato alla sua tipa." La violenza di genere? "Non è solo fisica, anzi è soprattutto psicologica." "È tutte le volte che non sei libera di essere te stessa solo perché da una donna si aspettano che ti comporti in un certo modo." "Mio babbo picchia mia mamma, prof! Ah ah ah!" "Dovrebbe picchiare te!" La violenza nelle relazioni riguarda anche i teenager? "Sì, senti tante storie di ragazzi gelosi in modo assurdo." "Magari non c'è violenza diretta ma c'è in rete. Specie in gruppo." "Il cyberbullismo contro le ragazze è molto forte, quasi sempre a che fare con il corpo." "Come quello che è successo a quella influencer... No, aspetta: alla cantante! Come si chiama, vez?"

Le classi del liceo Alessandro da Imola (scienze umane) e dell'istituto tecnico Aldini Valeriani (grafica e meccanica) aspettano di entrare, noi ne approfittiamo per fare quattro chiacchiere con le ragazze e i ragazzi sui temi della performance di teatro forum che sta per iniziare, messa in scena dalla compagnia Parteciparte. Le battute che leggete sopra non sono certo una statistica, ma ci confermano le impressioni ricevute nel corso del lungo ciclo di laboratori che si è appena concluso. Quando si parla 
della percezione della violenza di genere tra i giovani, è difficile generalizzare.

Gli stereotipi sono molto diffusi, ovviamente, ma il livello di consapevolezza tra ragazze e ragazzi varia moltissimo, da classe a classe, da scuola a scuola. Anche se termini come "femminicidio" o "sessismo" non sono più esoterici come fino a qualche anno fa, spesso arrivano ai teenager come riflesso di eventi mediatici (la cronaca nera, le celebrities) più che come parte della propria esperienza quotidiana. Malgrado questo, il pubblico più giovane di "Amore Mio" si dimostra il più capace di sorprendere: e lo ha fatto anche stavolta, sin dai primi minuti.

La performer impegnata nell'introduzione dello spettacolo è interrotta più volte dal suo compagno di scena, che le ruba la parola per "aiutarla a spiegarsi meglio." È un esempio di "teatro invisibile", studiato per dare una dimostrazione pratica di "mansplaining", il tipico comportamento maschile inconsapevolmente (?) oppressivo. Ma uno degli studenti in platea non ci sta e, senza attendere l'imbeccata del facilitatore della compagnia, si alza per intervenire. La scena si ripete varie volte durante lo spettacolo vero e proprio, quando il pubblico è chiamato a prendere il posto di uno dei personaggi per cambiare il corso della storia. Perché più che una storia d'amore, quella tra Susan e Marco è una storia di possesso. 

Tra i ragazzi e le ragazze che salgono sul palco, i maschi non sono pochi. Alcuni - e alcune - si calano nella parte del "raddrizzatore di torti" e affrontano in modo diretto il fidanzato, per poi scoprire che un uomo controllante è spesso anche un manipolatore, in grado di ribaltare le accuse a proprio vantaggio.

"Sgridare" Susan per convincerla a troncare la sua relazione malsana è l'altra tipica buona intenzione che si rivela controproducente: chi sceglie questa strada, sul palco scopre che l'unico risultato è far sentire doppiamente vittima chi già subisce violenza, portandola semmai a cercare giustificazioni per l'uomo che ha avuto la "colpa" di scegliersi come compagno.

Va meglio ai ragazzi che, con calma ed empatia, trovano il modo per stabilire un contatto con i protagonisti della storia, lasciando che siano loro stessi ad aprirsi a una maggiore consapevolezza. Il lieto fine non è dietro l'angolo, in scena come nella vita reale, ma non importa.

Oggi conta di più la partecipazione di un centinaio di ragazze e ragazzi, che applaudono o sfottono i compagni in scena ma soprattutto provano a dire la loro, a suggerire idee e a trovare soluzioni. Come ci ha detto un ragazzo alla fine della mattinata: "Pensavo che avrei passato il tempo a mandare whatsapp, prof, e invece..."



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