In contropiede contro sessismo e discriminazioni.

di redazione di NoiNo.org

Vi facciamo conoscere meglio HSL - Hic Sunt Leones la squadra di calcio antirazzista del centro sociale TPO di Bologna in cui giocano migranti, studenti, precari. Partecipare alla serata FoodBall Club, il 28 marzo al TPO è anche un modo per sostenere i loro progetti, naturalmente no profit. Il prossimo è l'organizzazione di un torneo interprovinciale di calcio contro le discriminazioni sessiste in campo e nella società. Ma che c'entrano il gioco e lo sport con questi temi? Come fa una partita di pallone a diventare uno strumento per sensibilizzare il pubblico? Lo abbiamo chiesto a Mario, Maurilio e Roberto: due dei giocatori e il mister della squadra.

- Come nasce Hic Sunt Leones?
- Mario: HSL nasce nel 2011 come squadra di calcio del centro sociale TPO, per partecipare ai Mondiali Antirazzisti. All'epoca giocavamo come squadra di calcio a 7. In questa prima formazione cominciamo già a lavorare con i ragazzi minorenni delle comunità gestite dalla cooperativa sociale Csapsa.
- Maurilio: E iniziamo a collaborare con l'Osservatorio sul razzismo nel calcio, creato dal sociologo Mauro Valeri.
- Roberto: …e intanto vinciamo i Mondiali Antirazzisti del 2011 e il campionato di calcio a 7 Uisp, (lega amatori stagione 2011-2012).

- Quando cominciate a inserire in squadra i giocatori migranti?
- Roberto: La svolta arriva nel 2012. Diventiamo una squadra di calcio a 11. E ci iscriviamo al torneo dilettanti della lega calcio provinciale della UISP di Bologna.
- Mario: Ma soprattutto cominciamo a conoscere i migranti della cosiddetta "ex ENA".
- Maurilio: Ex si fa per dire…

- Ex ENA sta per Emergenza Nord Africa. Chi c'è dietro questa sigla?

- Roberto: Alcuni dei giocatori della rosa ufficiale di HSL sono giovani africani che dai loro Paesi erano andati in Libia, per lavorare.
- Mario: Quando scoppiò la guerra civile in molti casi furono costretti dal regime di Gheddafi a partire, sparati sulle coste dell'Europa come "proiettili umani". Qui a Bologna i più giovani trovarono posto in comunità, la maggior parte finirono al "centro per richiedenti asilo" nell'ex caserma ai Prati di Caprara.
- Maurilio: Dove però si trovarono completamente isolati dal resto della città, come in un limbo…

- E come è andata la squadra in questa nuova veste "multiculturale"?
- Roberto: Terzi ai Mondiali Antirazzisti del 2012 e campioni del torneo UISP 2012-2013!
- Maurilio: Il risultato più importante è rientrare in un contesto sociale, non essere più invisibili, anche per chiedere che vengano rispettati i tuoi diritti.

- Uno potrebbe dire: vabbe' giocare a pallone è bello, ma che c'entra con i diritti, i temi sociali?

- Mario: Prima di tutto per noi la pratica sportiva è un diritto universale. Ma l'accesso allo sport in realtà non è per tutti: anche giocare a calcio, lo sport più popolare in Italia, costa: e non tutti possono permetterselo, neanche tanti italiani. I migranti in più hanno tutta una serie di difficoltà burocratiche.
- Maurilio: In generale, praticare uno sport di squadra è un modo per comunicare con tante persone diverse. Ed è un mezzo per mettere in pratica molti valori importanti per la crescita di una persona: la solidarietà, la socialità, la condivisione…  
- Roberto: …la soddisfazione di stracciare gli avversari... L'ho già detto che abbiamo vinto il campionato?

- Sì, Roberto… E sappiamo che avete vinto anche un'altra "partita", contro i regolamenti della FIGC.

- Mario: Nel 2013, grazie  la campagna "Gioco anch'io" sono state cancellate le norme anacronistiche che impedivano di giocare nei campionati delle categorie minori (fino ai dilettanti) anche ai migranti di 2a generazione, ragazzi nati in Italia da genitori stranieri.
- Roberto: Mario Balotelli, per fare l'esempio più eclatante.
- Maurilio: La campagna è stata portata avanti dall'Associazione Sport alla Rovescia. Un'altra campagna attiva è "NoDiSex" contro le discriminazioni sessuali e di genere nello sport, lanciata in occasione delle Olimpiadi di Sochi.

- Arriviamo in "zona NoiNo.org." Come avete conosciuto la campagna?
- Mario: Tramite Radio Kairòs (105.85 FM) che ne aveva parlato. Poi, grazie alla UISP, abbiamo organizzato la partecipazione alla Strabologna, la giornata NoiNo.org del campionato dilettanti e l'evento "Mettiamoci la faccia" in Biblioteca Salaborsa.
- Roberto: Quel giorno abbiamo vinto la nostra partita! Su un campo difficilissimo, tra l'altro.  

- Alcuni dei ritratti scattati in quegli eventi si possono vedere al TPO, nel corso della serata FoodBall Club. Qual è il progetto che volete finanziare con i ricavi della cena?
- Un torneo interprovinciale NoiNo.org insieme a molte altre polisportive, non solo legate ai centri sociali. Per esempio coinvolgeremo senz'altro Bugs Bologna, una squadra "rainbow" fortissima. Un'occasione in più per parlare di NoiNo.org e per scardinare il machismo nella pratica quotidiana.

- Nel calcio è molto forte la cultura del "un vero uomo si comporta così"?

- Mario: Sì, ed è un po' il terreno comune a tante forme di intolleranza e discriminazione.
- Maurilio: Ci è capitato di giocare una partita in cui l'arbitro era una donna. Alcuni dei giocatori, ripresi, hanno dato in escandescenze come non c'era mai capitato di sentire: tutti insulti a sfondo sessuale, ovviamente. Della serie "una donna deve stare al posto suo".
- Roberto: Sono stati eliminati. Ma noi avremmo vinto comunque e, al massimo, diremmo "arbitro cornuto" (sottovoce). Machismo vintage.

- Invece è vero che voi avete delle donne in squadra?
- Mario: Sì! Non sul campo, ma abbiamo tre dirigenti donna.
- Maurilio: Magari un domani avremo anche una allenatrice… invece di un mr, una mrs.
- Roberto: Aò! Guarda che ti metto in panchina per sempre.

- E tra i più giovani com'è la situazione?
- Mario: Noi seguiamo anche dei ragazzi adolescenti che frequentano la palestra di boxe, ad esempio, ed escono spesso cose tipo "io non faccio pugilato con una femmina, le donne queste cose non le possono fare".
- Maurilio: Oppure quando parlano delle loro prime "storie": se un ragazzo vede più ragazze nello stesso periodo si sente un gran dritto. Se la stessa cosa la fa una ragazza, ovviamente è una gran…
- Roberto: …ci siamo capiti. Certi pregiudizi sono duri a morire. Per questo è proprio ai più giovani che bisogna dare più attenzione.

Allora in bocca al lupo. E ci vediamo venerdì 28 al TPO!



Foto © Gianni Mazzotta per NoiNo.org: i giocatori di HSL - squadra di football antirazzista del TPO di Bologna



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