Io aderisco perché: scriviamolo insieme.

di redazione di NoiNo.org con i relatori di Da uomo a uomo

Io aderisco perché: scriviamolo insieme.

In questi giorni abbiamo aggiornato la pagina "Chi siamo" del sito, per chiarire meglio qual è l'impegno che NoiNo.org chiede a chi aderisce alla campagna. Ma una community vive del dialogo con chi ne fa parte, per questo abbiamo cominciato a costruire il nostro "quasi decalogo" insieme ad alcuni protagonisti dell'incontro "Da uomo a uomo": Claudio Tovani (promotore del Gommone Rosa), Sandro Casanova (associazione Maschile Plurale ed educatore), Francesco Postiglione (dirigente scolastico dell'ITT Blaise Pascal di Cesena) , Ludovico Arte (formatore Federcalcio Giovanile e dirigente scolastico), Lorenzo Gasparrini (blogger antisessista di Questouomono) e Arnaldo Spallacci (sociologo e membro del Centro Studi sul Genere e l'Educazione dell'Università di Bologna). A loro abbiamo posto una serie di domande, le stesse che spesso ci vengono dagli uomini che ci contattano on line e che incontriamo in pubblico. Ecco le prime:


Ma perché, la violenza contro le donne è un problema degli uomini? Non se ne occupano le donne? Cosa posso farci, se la violenza fa parte della "natura" maschile e a volte viene fuori?

Sono domande un po' provocatorie, il modo per difendersi di chi si sente messo "sotto accusa". Non tutti condividono neanche l'idea che la violenza maschile contro le donne non è solo quella fisica e che chi la compie è un "uomo come noi" (non un "mostro" o un "diverso): sono i punti di partenza della nostra campagna (e la premessa del nostro "Chi siamo"). Ma affrontare queste domande è un buon modo per capire come il tema viene vissuto da noi maschi, e per trovare il modo di parlarne in modo più efficace. Dalle risposte dei nostri relatori è nata la discussione che cerchiamo di rendere qui, con qualche brano dei loro interventi. Perché non partecipate anche voi? Arricchite questo post con le vostre riflessioni e testimonianze, pubblicate un commento! 

Francesco: La violenza è qualcosa legata al maschio più che alla donna non per ragioni naturali/biologiche ma per ragioni antropologiche, storiche e culturali. Fa parte di un percorso millenario che è anche un percorso di potere dell'uomo sulla donna. Di conseguenza, la violenza sulle donne è principalmente un problema dei maschi, di cui ci dobbiamo assumere la responsabilità.

Claudio: Il "problema" della violenza sulle donne non è degli uomini, è di tutti. Facendo un ragionamento molto cinico, nel momento in cui i costi della sanità sulla violenza contro le donne ammontano a 2,4 miliardi di euro l'anno, è un problema che ci tocca a tutti. Quella che è degli uomini è la "responsabilità". La responsabilità è sempre di chi agisce con la violenza, quindi la responsabilità della violenza degli uomini nei confronti delle donne è degli uomini.

Francesco: Per me la violenza fisica è qualitativamente diversa, più grave, e più specificamente maschile. Perché mentre sulle altre forme di violenza la donna oggi potrebbe esercitare una parità (anche la donna può essere violenta psicologicamente, può imporre la propria volontà in certi modi), per ragioni strutturali se una donna tenta di esercitare violenza fisica sul maschio è difficile che ci riesca. 

Lorenzo: Questo è un discorso ricorrente tra gli uomini, su cui ho una cosa da dire. Una mia amica fa arti marziali da una vita: meno di 50 kg per poco più di un metro e sessanta, ma fa cose da film, tipo spaccare una fila di mattoni con una mano… E lei mi dice: "Il problema non è la forza fisica, il problema è che ti insegnano a non avere quella tra le possibilità della tua azione". Come se non fosse nelle loro caratteristiche "naturali". È un'altra cosa che mi fa pensare che non esista una natura maschile o femminile, ma che sia una costruzione, una maschera ben avvalorata da un certo potere che spiega che uomini e donne devono avere certe caratteristiche che si devono comportare socialmente in un certo modo.

Arnaldo: Se le due alternative sono "Io non c'entro nulla" e "È un problema generale maschile" io non mi ritrovo in nessuno dei due casi. La violenza di genere fa parte della violenza generale della società che è agita in gran parte dagli uomini. Questo non vuol dire che io sia per una "natura maschile" violenta, ma credo che chi non picchia la propria compagna non abbia questi comportamenti in generale perché non ha la violenza come cultura di base. La mia proposta operativa è che si riesca meglio a discernere fra diversi profili maschili, anche scientificamente, per prevenire anche la violenza di genere. Ma capisco che questa sia una premessa discordante dalla vostra.  

Claudio: Sull'idea che gli uomini che hanno comportamenti violenti in casa sono gli stessi che potrebbero averli fuori: per la mia esperienza ho conosciuto più uomini che non avrebbero mai messo le mani addosso al collega, che non sono mai scesi a fare una rissa in strada, ma poi arrivano a casa e massacrano la moglie di botte, perché lì si può, fuori no. E se sei violento solo in casa, non c'entra la natura. Stai facendo delle scelte e te ne devi prendere le responsabilità.

Sandro: Ho difficoltà a costruire un identikit dell'uomo che agisce con violenza, perché se vogliamo rimanere in quello che ci dicono i dati dei centri antiviolenza, le ricerche e le indagini che hanno fatto, si parla di un fenomeno trasversale che fa riferimento a tutte le classi sociali, non solo nei paesi mediterranei ma anche nel Nord Europa, a persone con un buon capitale culturale, ad appartenenti a classi povere come a persone con una vita sociale molto attiva. 

Redazione: Ma soprattutto se consideriamo anche la violenza non solo fisica, il campo si allarga parecchio e crediamo sia più difficile ricondurre questi comportamenti ai classici profili "antisociali". 

Sandro: La domanda sulla natura la rigetterei al mittente. Io nasco maschio (per i cromosomi, per il corpo) ma dopo di che penso che si diventa maschi. Il maschile è una costruzione che avviene attraverso diversi processi educativi, fin dall'infanzia, crescendo e confrontandoti non solo con i genitori, ma con gli insegnanti, gli educatori, la parrocchia, lo sport ecc. che ti indicano come essere, in un modo più che in un altro. In questa costruzione c'è anche la legittimazione della violenza, che fa parte di ciò che viene considerato maschile nella nostra educazione, nella nostra cultura. 

Lorenzo: Sì, la violenza sulle donne è un problema degli uomini. Perché perché se c'è uno che ha deciso di  ammazzare una donna in quanto donna, ce ne sono mille che per lo stesso motivo picchiano, per ognuno di quei mille ce ne sono centomila che minacciano e così via, e per me tutto questo rientra nello stesso tipo di problema. Il femminicidio è la punta dell'iceberg, che si vede e di cui si parla, ma però il poblema è tutto quello che sta sotto.

Francesco: La mia strada personalissima è quella di far sentire in minoranza, una minoranza anche vergognosa, chi commette certe azioni. Anche perché gli uomini che usano violenza, soprattutto violenza fisica e non solo sulle donne, sono una ristrettissima minoranza, io credo.  

Lorenzo: Anch'io credo che non esista una natura maschile, per me quella che attualmente viene nominata così è una "maschera di potere", cioè un ruolo che è stato descritto, costruito per poter esercitare un certo tipo di potere. 

Claudio: Sul discorso della natura violenta maschile anche qui ho delle grosse perplessità. Sì, produciamo testosterone, ma dato che è passato qualche anno quando ci serviva per massacrare il mammut per portare a casa la cena, quell'ormone ce lo teniamo sotto controllo senza problemi. Quindi se c'è una natura non giustifica l'espressione della violenza.

Ludovico: Che la violenza sulle donne sia un problema degli uomini è vero, rigetto invece la domanda sull'esistenza di una natura. Mi voglio soffermare su da cosa nasce, a mio giudizio, la violenza sulle donne. Per me ci sono due ragioni: esiste una ragione culturale, perché è vero che c'è una responsabilità diffusa ma è anche vero che ci sono dei posti (e io vengo dal Sud) dove c'è una certa idea  della donna e dell'uomo che viene insegnata ai bambini. Quindi è chiaro che se io mangio "pane e mamma casalinga - babbo con scritto il nome sulla porta", questo produce una certa idea di uomo e di donna. Quindi a mio giudizio i ragazzi che alzano le mani agiscono spesso perché hanno un genitore che alza le mani, vivono in un contesto culturale in cui si ritiene legittimo usare la violenza.
L'altro motivo è di tipo educativo, psicologico: i ragazzi che spesso alzano le mani sono ragazzi fragili ecc. Un ottimo esempio  viene dallo sport. Io cerco di sottolineare negli incontri l'importanza dell'educazione degli allenatori, dei preparatori tecnici, della responsabilità che loro hanno nei confronti dei ragazzi e dei bambini. Che lavorano con i bambini di 6 anni ma non sanno quello che pensano, come ragionano, quali emozioni hanno. 
Io tendo a fare un esempio. Una delle cose più importanti che lo sport ti può insegnare è imparare a perdere, cosa che nel calcio non si accetta. Molti genitori non accettano che il figlio perda, molti ragazzi non accettano la sconfitta. Se quegli allenatori insegnassero come accettare la sconfitta a quei ragazzi, preparerebbero gli uomini del futuro ad accettare le sconfitte che capitano nella vita. Ma se qualcuno mi ha insegnato che io devo vincere, che se perdo sono uno sfigato, la sconfitta non l'accetto. Quando la ragazza mi dice di no io alzo le mani, perché lo percepisco come un rifiuto e io non posso perdere. 





9 Commenti


Barby
30/12/2015

Io ho aderito perché con un uomo violento ci sono stata insieme ho trovato la forza di lasciarlo ma porto con me un sacco di conseguenze tuttora ho un compagno da 8 anni che ha degli scatti di ira incontrollabili, ho deciso di lasciarlo ieri sera ennesima scenata e dopo mi chiede scusa....ma il vostro blog e sito mi è utile.....


Giustino Pietro
03/02/2015

Aderisco? Sì! Perché non bisogna viverla sulla propria pelle per capirne gli effetti devastanti! Perché si chiama di genere,ma è una violenza che riguarda tutti! Perché credo che dal confronto e dall'impegno di tutti possa nascere la concretezza dell'azione per debellare questo cancro!!


Nando Francesco Uffer
02/02/2015

La violenza psicologica è perfida, è violenza fisica all'ennesima potenza. La violenza fisica la vedi, è lì sotto i tuoi occhi, difficile negarla. Dalla violenza fisica probabilmente è più facile uscirne, dico probabilmente perché non sempre è così. Ciò che trovo aberrante è la violenza psicologica, specialmente la violenza psicologica. Questa è talmente meschina che non trovo parole per descriverla. Dalla violenza psicologica, che inizialmente si manifesta con episodi, parole, fatti che potremmo non immediatamente interpretare, la donna si ritrova totalmente annientata, totalmente succube e troppe volte si mette in discussione. Questa violenza mina la personalità nel suo profondo. E una personalità depredata incontrerà tantissime difficoltà a ritrovare se stessa. Ricostruire una propria personalità basata sull'amore verso se stessi diviene arduo e laborioso, molto difficoltoso. La violenta è in aumento, specialmente la violenza sulle donne. L'uomo si sente sempre più fragile e quindi non consono con l'educazione e con lo stereotipo maschile. Affrontare la violenza di noi uomini sulle donne partendo dalla educazione, indicare ai figli maschi quanto possano essere uomini unicamente con le donne e attraverso le donne. Percorrendo la vita assieme e scoprendo le particolarità di ognuno quale crescita per entrambi, per il mondo, il nostro maledetto mondo che è uno, che è questo. Nelle diversità la possibilità ultima di crescita e consapevolezza nella speranza di camminare finalmente fianco a fianco, mano nella mano. Consci delle ricchezze che gli altri/e ci possono far apprendere. Compito di tutti aprire gli occhi ma specialmente la mente/cuore per convivere in/con AMORE.


ANNAMARIA BENIGNI@GMAIL.COM
29/01/2015

CHE LA VIOLENZA SU UNA DONNA SICURAMENTE è MAGGIORE QUESTO è VERO MA SPESSO MI CHIEDO QUANTO SIANO ALLEATE LE DONNE IN TUTTO QUESTO ...... UMILIAZIONE è ANCORA OGGI UNA PAROLA SOTTOVALUTATA SPESSO PIù DAL SESSO FEMMINILE CHE DA QUELLO MASCHILE .IL RISPETTO SI VEDE GIà DA PICCOLE COSE PAROLA ORMAI DIMENTICATA PER ALTRI TIPI DI VIOLENZA NON CREDO SIA SOLO UN DISCORSO CULTURALE O FORSE NON è SUFFICIENTE PENSARE SOLO A QUELLO.


Marco Bruni
24/01/2015

L'essere umano è abituato ad essere violento... I padri con le madri, le madri con i figli, tutti insieme contro il nostro prossimo. La violenza è più frequente nei luoghi dove si pratica maggiormente. Diventa un retaggio "culturale". L'unico metodo per debellare la violenza è educare alla non violenza, al disprezzo per questo retaggio animale. Se l'uomo eredita il pregiudizio che deve dominare la donna lo fa. Al contempo se la donna è educata a pensare che sia normale, lo tollera o sente di non poter fare nulla perché sarebbe da sola. Il singolo mostro non puoi impedire che faccia del male, ma si possono impedire gli atti violenti diffusi. Quando un uomo si sentirà addosso lo sguardo schifato e accusatorio degli altri uomini per un atteggiamento anche solo sessista, saremo a buon punto. Ma non va debellata la violenza sulle donne, la violenza è sbagliata comunque. Va tolta la violenza dalla società, va perseguita e disprezzata in ogni forma. La legge serve fino ad un certo punto se il substrato culturale è di 200 anni addietro.


Sascha Urso
24/01/2015

Buongiorno, ragioni storiche, antropologiche, o tutte quelle che a mio avviso suonano come una sorta di giustificazione o legittimazione (involontaria) della violenza mi fanno arrabbiare un po. Il rispetto è la parola chiave di tutto. Rispetto per un'altra vita. E in questi CASI per una donna. E che sia fisica o verbale (la violenza) non fa nessuna differenza. Anzi a volte, non ci si rende conto che quella verbale lascia più segni di quella fisica...e le "cicatrici" interne seppur non le si vede, restano dentro chi le ha a causare dolore molto più a lungo di quelle fisiche. Personalmente, trovo vigliacchi e vili (della peggior specie) tutti i "maschi" (intesi come "maci", o pseudo tali) che usano la violenza come metodo di "comunicazione" con la donna. E non c'è fascia sociale, poliziotti, operai, impiegati, dottori. In ogni categoria si nasconde un infame vigliacco. Purtroppo. Ed io, nonostante le mie convinzioni sopra scritte, sto "usando" questo spazio anche per poter imparare qualcosa dalle molte testimonianze, per ricordarmi sempre che il rispetto è la parola chiave di tutto.


Fabio Ruggeri
23/01/2015

Aderisco perch? non mi sento di fare parte dello stereotipo maschile che legittima il maschio ad avere sempre l\'ultima parola sulle femmine magari anche in modo aggressivo e violento.\r\nAderisco perch? ritengo che pi? sar? forte questa voce, pi? le donne si renderanno conto che potranno veramente di no quando lo ritengono opportuno, senza rinunciare a priori perch? il loro pensiero ? \"tanto il maschio ? fatto cosi\" \r\nAderisco perch? essendo maestro di karate (bambini e adulti) e istruttore di antiaggressione femminile, la mia parola possa fare breccia e lasciare un piccolo segno diverso dal grande solco scavato nei pensieri di tutti noi; me compreso...\r\nAderisco perch? dalle mie pur piccole esperienze come istruttore, mi sono reso conto di quanto sia radicato il pensiero che legittima il maschio a tenere comportamenti violenti.


Francesco Figini
22/01/2015

Buonasera, sono Figini Francesco, metto appunto il mio cognome per differirmi dagli altri due omonimi. Mi collego al discorso di Ludovico, aggiungendo anche che nel calcio di oggi si tollera troppo nei confronti di calciatori famosi, mentre su quelli meno li si tartassa con i cartellini. La cosa ovviamente poi si è espansa verso le donne che ne subiscono di tutti i colori e c'è una mancanza di sentimento generale, compresi anche i Social Network che secondo me andrebbero aboliti.


giovanni Brichetti
22/01/2015

Non per tutti è ovvio! Diffondi!


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