Una trilogia teatrale per esorcizzare la violenza assistita.

di Francesco Olivieri

La violenza assistita (quella subita da chi cresce in un ambiente familiare in cui vengono compiuti abusi - dal padre contro la madre, dai genitori contro i figli), spesso genera nuova sofferenza. Altre volte, da questo trauma nasce l'esigenza di raccontare, condividere, combattere la violenza. Francesco Olivieri, classe 1975, è un autore teatrale che nelle sue opere sceglie di mettersi "dalla parte degli ultimi". E delle "ultime". Il suo ultimo lavoro unisce in un trittico doloroso di monologhi sul femminicidio due personaggi femminili e uno maschile. "La trilogia dell'AmorTe" viene presentata in anteprima il 5 giugno a Roma: l'autore e l'attrice Oriana Celentano vi aspettano da Pagine e Caffè, via Gallia 37/B alle 20:30.
Francesco in prima persona racconta a NoiNo.org il suo percorso e il suo progetto, che cerca la collaborazione di attori, attrici e spazi, per prendere vita in una anomala tournée per carceri e centri antiviolenza in vista del prossimo 25 novembre. 

Ho sempre pensato di essere asincrono, fuori tempo, rispetto a questo respiro eterno che si manifesta inspirando-vivendo, espirando-morendo. Ricordo il sorriso di mia madre, eterna credente, che ringraziava Dio per averla salvata. La sua vita, un disegno sporcato da scelte affrettate, mi hanno portato a vivere e convivere con la violenza. Una violenza che lei per prima scandiva a colpi di frusta sulla schiena delle mie sorelle, probabilmente colpevoli d'essere femmine in questo mondo maschilista. Una violenza subita da un marito, mio padre, incapace di trovare altri linguaggi per uccidere la rabbia. Gli schiaffi, le botte che mia madre riceveva come segni del destino beffardo, erano la manifestazione più evidente di un malessere profondo che ha colpito tutta la mia famiglia. Una famiglia formata da questa coppia mal assortita e da noi sei figli, nati al ritmo del boom economico italiano. Asincrono il mio vivere, proprio perché la violenza, anche se attenuata negli anni, essendo io l'ultimo (ho visto solo la scia di quelle botte), la violenza era nel mio imprinting. Di lì la mia ricerca di ragazze-fidanzate, spesso problematiche e depresse, che volevo salvare, per espiare le colpe ataviche di una famiglia basata sui cardini della follia. Asincrono ancora oggi, che denuncio la violenza sulle donne attraverso i miei spettacoli, per espiarla e ucciderla una volta per tutte. Non esiste il giusto o sbagliato, esistono vite spezzate, traumi, dolori infiniti che come eroina entrano nelle vene delle persone, e l'odio, la follia, l'ignoranza, divengono i capostipiti di una cultura malata e dell'assurdo. Dopo aver organizzato per due anni consecutivi la diretta nazionale contro il femminicidio e la violenza sulle donne con il mio testo "Finché morte non ci separi", che ha coinvolto più di 70 attrici professioniste in più di 45 città italiane con oltre 8000 spettatori, oggi sento l'esigenza di chiudere un percorso sul tema della violenza, cercando di raccontarla in maniera trasversale attraverso tre sguardi e tre monologhi differenti. Quello di Federica Mellori, una delle due donne morte ammazzate in "Finché morte non ci separi", quello in cui uno dei 12 discepoli (un mio progetto teatrale dal titolo "Il Vangelo secondo Maria"), narra come e perché ha ammazzato una donna, e quello di una ragazza che uccide il proprio uomo per "legittima indifesa". Asincrono dicevo, in questo respiro fuori tempo, che però mi ha dato la possibilità di ascoltare e tradurre tutti quei respiri spezzati dalla normale follia che circonda tutti noi esseri umani. Perché nessuno può sentirsi chiamato fuori da questo discorso, perché tutti noi siamo animali feroci, e dobbiamo conoscerci a fondo per rispettare prima di tutto noi stessi e poi quelli che intorno a noi vivono. Questi tre monologhi che fanno parte de "La Trilogia dell'AmorTe" vorrei portarli nelle carceri e nei centri antiviolenza sparsi per l'Italia il 25 novembre 2015 in occasione della Giornata Internazionale Contro La Violenza Sulle Donne. Cerco quindi attori e attrici che vogliano realizzare questo progetto. Cerco anche carceri interessate ad ospitarlo e centri antiviolenza che sposino la causa per sensibilizzare sempre più questo tema che riguarda tutti noi. Da uomo sento il dovere morale e artistico di dare voce a tutte quelle donne che voce non hanno più. Chi fosse interessato a partecipare attivamente a questo progetto può contattarmi via mail a olivieri.francesco@gmail.com 

Immagini: l'autore e due delle vittime dei personaggi del "Vangelo secondo Maria", disegnate da Francesco Olivieri.



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