22/06/2015
Le risposte agli interrogativi posti nell'articolo in parte ci sono già : 1) Una letteratura di verifica (si veda in calce) che sta accumulandosi sui programmi per maltrattanti (che sono stati adottati da oltre trent'anni nel Nordamerica, più recentemente in Europa) ci dice che essi non funzionano più di quanto non funzioni la semplice sorveglianza giudiziaria o la non partecipazione a questi programmi. 2) Perché non funzionano? Perché si tratta di programmi educativi, fondati sull'assunto che il maltrattamento derivi da una visione culturale che va corretta (giovandosi al massimo dell'aiuto di tecniche di gestione della rabbia, es. Modello misto di genere tipo Duluth + terapia comportamentale). Quindi tutti i maltrattanti sono concepiti e trattati allo stesso modo, messi in un gruppo a confrontarsi con le loro presunte visioni maschiliste. 3) Molti maltrattanti in realtà hanno problemi di natura psicopatologica (narcisisti perversi, borderline) che chiaramente non se ne fanno nulla di un approccio culturale educativo, o di temporanee misure di gestione della rabbia, e meno che meno se ne fa qualcosa quella quota che ha un disturbo di tipo psicopatico, quindi soggetti manipolatori che distruggono le attività del gruppo di lavoro e che volentieri partecipano ai gruppi per imparare a manipolare meglio e per farsi dare pene più lievi. 4) La partecipazione del partner a un programma per maltrattanti è un noto problema per le donne vittime, specie quando vengono interpellate all'interno dei programmi stessi, in quanto questo aumenta la loro illusione di poter avere un partner amorevole e tendono a non denunciare le violenze; sono inoltre passibili di minaccia da parte del violento se comunicano all'interno del programma di avere subito violenza, per cui, anche in questo caso, non denunciano. Perciò i problemi andrebbero trattati separatamente, quelli della vittima e quelli del partner violento. 5) Si stanno sempre più implementando programmi e addirittura si parla di linee guida, ma non c'è una che sia una ricerca italiana sull'efficacia di questi programmi. 6) Auspichiamo innovazione, rigore scientifico e cautela Maria Elisabetta Ricci Coordinatore per l'Ordine degli Psicologi del Lazio del Gruppo di Studio e di Lavoro Violenza nelle relazioni intime Approfondimenti su https://www.facebook.com/violenzanellerelazioniintimeordinepsicoogilazio/posts/973723176006183
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