Corpi, violenza e scrittura di sé: un libro per le ragazze.

di redazione NoiNo.org

Cosa significa l'8 marzo per le ragazze? Nonostante questa data sia stata banalizzata e commercializzata, i movimenti femministi di ieri e di oggi hanno rivendicato il significato politico dell'8 marzo, come momento di denuncia e di lotta per i diritti delle donne, e delle ragazze.


Se in occasione della prossima "Giornata internazionale dei diritti della donna" volete proporre uno stimolo interessante, e politico, alle vostre studentesse o alle vostre figlie, vi suggeriamo una lettura perfetta per le ragazze dagli 11 anni in su, ideale per lavorare in classe o a casa sul tema del femminile e della violenza di genere. Ideale perché parla chiaramente di violenza contro le ragazze, in un modo che stimola l'empowerment e la scoperta di sé e con una grafica molto curata e creativa. Si tratta de Il mondo ha bisogno delle ragazze (di me) di Alessandra Spada, un libro bellissimo edito nel 2020 da Settenove, la casa editrice diretta da Monica Martinelli che da anni è impegnata nella diffusione di testi per la prevenzione della discriminazione e della violenza di genere.


In questo volume, Alessandra Spada fonde in modo creativo il diario, la raccolta di racconti e il quaderno di attività. Il libro è infatti organizzato per capitoli tematici che toccano il tema del corpo parlando dell'importanza delle immagini e dell'immaginario, delle mestruazioni e dei canoni di bellezza. Questi temi sono declinati ziz-zagando tra la dimensione personale e privata e quella pubblica e mediatica, in un continuo andirivieni: le domande che l'autrice pone e a cui la lettrice è invitata a rispondere stimolano un percorso di consapevolezza critica sul sé in relazione alla dimensione pubblica e mediatica. 
Il libro inizia con l'immagine del femminile nei media e nella pubblicità, a cui associa  queste domande: «Come mi fa sentire? Pensi che siano belle? Ti piacerebbe essere al loro posto? Quando le guardi ti rendi conto che potrebbero essere finte?» 

Segue un capitolo sullo stare nel mondo, declinato attraverso il riconoscimento dei propri talenti e l'esplorazione della famiglia e delle relazioni sentimentali. Qui Alessandra Spada parla esplicitamente dell’importanza della relazione sentimentale e della libertà di appropriarsi del piacere sessuale senza vergognarsene, ma anche della necessità, e difficoltà, di distinguere quando la relazione è basata su dinamiche di violenza e di controllo. E lo fa raccontando in modo molto chiaro la difficoltà di identificare le forme di violenza perché, come ragazze e come donne, siamo sprovviste degli strumenti per riconoscerla: viviamo in una cultura che la violenza l'ha sempre invisibilizzata, considerata normale e innominabile e l'ha sempre coniugata con gli ideali dell'amore romantico. Come? Ad esempio esaltando la gelosia e il possesso come segnali di amore vero, e condannando la libertà femminile, come succedeva fino a pochi decenni fa con il delitto d'onore. Le pagine del "Cosa posso fare" sono quindi molto utili per riconoscere i comportamenti violenti nelle relazioni che ci devono mettere in allarme, indicando anche alcune regole chiare su cosa fare, come chiedere aiuto e a chi rivolgersi per parlare o in caso di pericolo.

Questi capitoli sono alternati a una raccolta di racconti su ragazze che si sono impegnate in prima persona per trasformare qualcosa che nel mondo non andava. Ad esempio Valeria Cagnina, appassionata di robot, Milck, giovanissima autrice della canzone Quiet che nel 2018 ha accompagnato nelle strade di Washington la marcia delle donne che manifestavano contro il sessismo del presidente Trump; o Carola Rackete, che il 29 giugno 2019 ha condotto in un porto sicuro 42 rifugiati in mare da giorni. 


Infine, da libro che illustra, spiega e racconta, questo libro diventa una cosa diversa. Il mondo ha bisogno delle ragazze (di me), proprio a partire dal titolo, segnala infatti il movimento di appropriazione che richiede da parte della sua lettrice. Attraverso una serie di domande a cui seguono delle pagine bianche da riempire, questo libro diventa anche un quaderno, si trasforma in un potenziale e immaginario diario ragionato da cui partire per intraprendere un percorso di auto-esplorazione alla ricerca di se stesse, di ciò che si sta diventando, di ciò che non si è più e di ciò che si vorrebbe diventare. Suggerisce, indica e offre concretamente lo spazio simbolico delle pagine bianche per costruire la propria voce e agency a partire dalla scrittura (e dal collage) come strumenti di auto-conoscenza, ma anche di resistenza e critica ai modelli e stereotipi del femminile imperanti, che ci bombardano. In questo senso, il libro eredita in forma totalmente imprevista e sperimentale la centralità del "partire da sé" del femminismo degli anni '70, l’importanza del dare valore alla propria esperienza, al proprio posizionamento nel mondo, a partire, come diceva la teorica e poeta femminista Adrienne Rich, dal proprio corpo. Il percorso di scrittura che questo libro invita a intraprendere è un elemento centrale, perché permette un movimento di auto-riflessione e di riappropriazione del sé: parafrasando la filosofa Adriana Cavarero, narrare la propria storia di vita diventa sorprendentemente una azione politica. Per riaffermare che il diario è uno spazio di libertà in cui si impara a essere presenti a se stessi e si prende consapevolezza di se stesse.


Infine, ciò che colpisce davvero è la voce che emerge chiara dalle pagine del libro. È una voce che ha il tono confidenziale, eppure politico, di una donna femminista che ha a cuore la vita e il destino non solo della propria figlia adolescente, ma di tutte le ragazze. Il libro è infatti una lettera d'amore di una donna femminista a una ragazza che si affaccia sul mondo. C'è dunque il passaggio del testimone tra due generazioni di donne che si trasmettono un'eredità: non solo il femminismo, inteso come movimento delle donne, ma anche la consapevolezza del proprio essere nel mondo e la necessità di combattere le ingiustizie spesso invisibili che si subiscono. In altre parole è un dono ma anche un avvertimento: il mondo ha bisogno delle ragazze, ma le ragazze devono sapere che incontreranno nel corso della vita un mondo fatto anche di ingiustizie e sarà quindi necessario iniziare a mobilitarsi per combatterle. In questo senso, il libro mi ha suggerito alcuni nessi con il bellissimo testo del 2015 della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie Cara Ijeawele ovvero Quindici consigli per crescere una bambina femminista, ricordandomi come il femminismo sia iniziato, proprio come denuncia delle ingiustizie subite dalle ragazze, con Mary Wollstonecraft, che ha riconosciuto nell'educazione un gesto politico.

Cristina Gamberi - Il progetto Alice 



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