10/07/2013
L'associazione "Non si tratta" si occupa sul campo di contrastare la tratta delle donne e la prostituzione di strada. Le sue rappresentanti ci hanno contattato, interessate dalla possibilità di coinvolgere gli uomini in una riflessione sul tema. Noi abbiamo accettato volentieri, perché ci sembra che anche la prostituzione sia una forma di violenza maschile sulle donne: una violenza paradossalmente nascosta, tanto quanto è visibile la presenza delle ragazze sui marciapiedi. Quindi abbiamo chiesto a Non si tratta di raccontarci il loro lavoro e il loro punto di vista. Scoprendo anche molte cose che non ci aspettavamo.
- Come funziona il lavoro di Non si tratta? Cosa fate in pratica?
- Le principali attività sono l'unità mobile e gli accompagnamenti sanitari. Le volontarie dell'associazione scendono in strada regolarmente e percorrono in macchina le zone in cui sono state divise la città e la provincia di Bologna. Avviciniamo le ragazze che si prostituiscono in strada e lasciamo loro un numero di cellulare (320 1186364), da chiamare per essere accompagnate a visite mediche, avere informazioni di carattere burocratico o legale, o in generale per chiedere assistenza, aiuto, ascolto.
- Chi sono le ragazze che si prostituiscono in strada, da dove vengono?
- Le ragazze sono per lo più molto giovani, 21, 22, 24 anni, e vengono soprattutto dalla Romania, ma anche dalla Moldavia o dalla Serbia. Poi ci sono le ragazze di colore che vengono soprattutto dalla Nigeria. Anche se sono molto giovani, le ragazze hanno già quasi sempre dei figli e delle famiglie che dipendono da loro.
- Chi si prostituisce in strada è una vittima della tratta? Un documentario che abbiamo visto di recente, "The price of sex" di Mimi Chakarova, racconta la situazione delle ragazze delle ex repubbliche sovietiche dell'Europa orientale, convinte con l'inganno e costrette alla prostituzione
- Per quanto vediamo nel nostro lavoro sul campo, in Europa i casi di tratta vera e propria, cioè di schiavismo a scopo di sfruttamento sessuale, sono molto in calo rispetto rispetto agli anni '90, in cui la prostituzione era gestita direttamente dalla criminalità organizzata e delle mafie dei paesi d'origine. Per via dell'attività di associazioni come la nostra, della integrazione di alcuni paesi nella UE e altri motivi.
- E qual è la situazione delle ragazze africane?
Oggi la tratta vera e propria è un fenomeno "riservato" quasi solo alle ragazze nigeriane, che arrivano attraverso canali diversi, contattate dalle "maman", ex prostitute passate a fare da kapò ai trafficanti, e costrette a lavorare per ripagare un debito che non cresce sempre
- Esiste ancora il "pappone", il classico gangster sfruttatore?
- Il magnaccia si è trasformato in "impresario": oggi si limita a fare un lavoro meno "sporco" e rischioso, organizza il contatto, il viaggio, magari "affitta" il marciapiede alla ragazza, che però si può tenere il suo guadagno. Somiglia più ai "caporali" che sfruttano il lavoro nero.
- Quindi si può dire che le donne che vediamo sui viali facciano questo lavoro per scelta?
- No, non sono "sex worker", come quelle che si riconoscono nel Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute. Perché la maggior parte delle donne sui viali vengono da situazioni di povertà, emarginazione e ignoranza troppo forti per essere consapevoli dei loro diritti, o anche solo dei rischi
In pratica sono costrette a battere, se non dalle botte, dall'assenza totale di alternativa.
- Quali rischi corrono le ragazze che si prostituiscono?
- A volte non sanno addirittura che durante i rapporti sessuali non volontari se non si usa un po' di lubrificante ci si fa male. Immaginatevi i rischi di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, o gravidanze
Abbiamo dato una mano anche a una ragazza praticamente analfabeta, immaginate che consapevolezza potesse avere dei suoi diritti civili, di come ottenere una visita medica, come sbrigare una pratica burocratica. Per non parlare dei rischi peggiori: stupri e femicidi.
- Chi trae vantaggio da questa situazione?
- Nei paesi d'origine ci sono gli "impresari" di cui abbiamo già detto, ma anche qui a Bologna c'è tanta gente che trova il modo di guadagnarci. Dai proprietari di immobili che affittano monolocali a carissimo prezzo, fino ai parrucchieri che alle prostitute fanno tariffe speciali: ovviamente più alte.
Facendo domande alle volontarie di Non si Tratta, abbiamo scoperto che la violenza più diffusa nella prostituzione di strada è quella economica. Ma c'è anche una violenza sottile nella prostituzione: la sua normalità. Perché La prostituzione in fondo è considerata normale. Cioè una cosa che al limite "si fa ma non si dice". Che accade davanti ai nostri occhi tutte le sere. Che diventa un problema urgente solo quando sporca, fa rumore, offende il comune senso del pudore e il decoro dei nostri quartieri. Che sarebbe "il mestiere più antico del mondo", come abbiamo sentito ripetere migliaia di volte. E noi (uomini) accettiamo senza farci domande la situazione, quando invece potremmo farcene molte: sul rapporto tra uomini e donne nella nella nostra società, sulla nostra idea di sessualità
voi che ne dite? Intanto vi proponiamo le riflessioni di una delle volontarie di Non si Tratta, Ilaria, affidate a un blog.