24/01/2014
Continua la chiacchierata su autodifesa, violenza e stereotipi di genere già iniziata con Marco e Andrea, istruttori di arti marziali e corsi di autodifesa.
Le arti marziali e gli spot di contatto sono ancora un terreno molto maschile?
Marco
- È un mondo prettamente maschile. Con l'A.S.D. Seiken sto lavorando
per questo, ma le donne non si sentono parte del mondo degli sport di
contatto. Addirittura ho anche sentito dire da alcune donne che a loro
non serve perché a loro non capiterà mai nulla. Lo spero vivamente.
Andrea
- L'autodifesa è ancora un mondo piuttosto "macho". Nell'ambiente ci
sono tanti uomini che si comportano da classico "maschio alfa", ma
magari si occupano di autodifesa femminile per pure questioni di
business.
Chi frequenta i vostri corsi? In generale ci sono molte donne?
Andrea
Nei corsi non specificamente rivolti alle donne, queste sono comunque
circa la metà dei praticanti, di età dai 16 ai 55 anni.
Partecipano perché subiscono o hanno subìto violenze?
Andrea
Alcune ci hanno detto di averne subìte in passato, nessuna mi ha mai
raccontato che stava vivendo un'esperienza del genere. La maggior parte
partecipano per timore di potersi trovare in una situazione simile, per
sentirsi pronte ad affrontarla.
Com'è in palestra il rapporto tra praticanti maschi e femmine?
Andrea
Registro regolarmente un forte imbarazzo dei ragazzi ad affrontare le
ragazze in allenamento, una resistenza "culturale" al confronto fisico.
Che mi pare positiva, nel senso che gli uomini che vedo io hanno un
vero e proprio blocco rispetto all'idea di poter mettere le mani addosso
a una donna. Purtroppo in alcuni casi questo viene utilizzato: noi ci
occupiamo anche di bullismo adolescenziale, e le baby gang hanno
imparato a mandare avanti le ragazze, sapendo di poter contare su una
minore resistenza.
Ci sono arrivati messaggi piuttosto esaltati
(pochi) da qualcuno che aveva frainteso il senso di "Uomini contro la violenza
sulle donne" (del tipo "Bravi, io se incontro un violento lo ammazzo di
botte", "Bisogna farsi giustizia da soli" ecc.). Hai mai avuto a che
fare con tipi così?
Andrea - Purtroppo di esaltati è pieno il mondo. Alcuni si
sono presentati per questo, altri perché volevano diventare una sorta
di Nocs della domenica. Devo però dire che quando si trovano a lezione
da me rimangono tutti delusi e se ne vanno ad altri lidi, non tanto per
le componenti tecniche della lezione quanto per l'ottica molto
realistica, per cui l'autodifesa consiste prima di tutto nell'evitare i
pericoli. Non esistono fucine per supereroi, tanto meno per giustizieri
della notte.
Lo faresti un corso di gestione della rabbia per gli
uomini?
Andrea - In parte è quello che facciamo. Cercare di evitare o
quanto meno di abbassare il livello del conflitto (magari cedendo
terreno per quanto riguarda l'ego) implica una gestione
dell'aggressività notevole, così come l'allenamento all'uso di tecniche
"civili" qualora ci si trovasse in uno scontro richiede un lavoro
impegnativo. Perchè questo avvenga però è necessaria un'apertura e una
collaborazione attiva dell'allievo.
- E i modelli maschili sono utili?
Andrea - Avevo un maestro che a noi insegnava
a non cercare il diverbio e la zuffa, quando lui era il primo ad
attaccarsi con chiunque e per qualunque motivo. Ti dico questo per
evidenziare un punto: come per il discorso che abbiamo fatto sulle donne
abusate, la motivazione al cambiamento è una variabile soggettiva. Per
cambiare un'abitudine maladattiva bisogna innanzi tutto riconoscerla
come tale e poi lavorarci sopra cambiando credenze e schemi mentali, e
non per tutti è così ovvio.