Sessismo taglia XXXL.

di redazione di NoiNo.org

"Amo le donne Ikea: le paghi poco, le porti a casa, le monti subito." "Ho cambiato la macchina e la donna. Una succhiava troppo, l'altra troppo poco." Belle battute, eh? Ce ne sono anche altre, ma vi lasciamo il piacere di scoprirle guardando le foto. Provengono dal ristoro "On the Run" dell'area di sosta "La macchia" sull'autostrada A1. Da cui sono state, pare, rimosse dopo varie segnalazioni in rete (dalla pagina Facebook dell'associazione il Cacomela alla rubrica di Monica Lanfranco sul Fatto Quotidiano) e dopo le proteste inviate alla Società Autostrade da molti utenti. Soprattutto donne, naturalmente, ma non solo (a noi le ha girate Leonardo, un amico di Bologna).

Si potrebbe chiudere qui, data la notizia. In fondo cosa c'è di nuovo? Sessismo basico con l'equivalenza donna=cosa (anzi, elettrodomestico, che come le donne son fatti per stare a casa), umorismo greve per accattivarsi un presunto target "uomini e motori", realizzazione poverissima. E tutto senza alcun intento che non sia quello di fare due soldi o di attirare l'attenzione su una vetrina. Il problema è proprio questo. Al linguaggio violento (perché questo è) siamo assuefatti. Non ci facciamo più caso. Non notiamo neanche più che l'equivalente al femminile dello stesso "umorismo" quasi non esiste. Certo, come dicono tanti commenti in rete, ci sono problemi peggiori. Certo, fare una battuta non vuol dire comportarsi in modo violento. Ma se le stesse battute fossero rivolte agli uomini in generale, a un gruppo politico o religioso, si minimizzerebbe lo stesso? Ecco, farsi delle domande è il motivo più serio per parlare di queste cose ridicole. 

L'obiettivo non è tanto richiedere sequestri, fare denunce né tantomeno auspicare l'arresto di poveri produttori di magliette o di onesti gestori di esercizi commerciali. Lo diciamo perché c'è sempre qualche commentatore, anche su giornali "seri", che cerca di mettere in contrasto le esigenze concrete della "gente che lavora" con i sofismi di presunte elìte radical-chic. Come se la "gente", nella sua vita quotidiana, non fosse danneggiata dalla mentalità sessista. Andatelo a dire agli educatori maschi degli asili guardati come fenomeni da baraccone, o alle donne medico regolarmente scambiate per infermiere ("quando arriva il dottore?"). Ma va di moda essere contro il "politicamente corretto", sostenere di voler dire "le cose come stanno". Ne ha scritto bene Alessandro Lolli sul blog Soft Revolution. E naturalmente va per la maggiore anche accusare chi si fa troppe domande di essere bigotto, sessuofobico e, per di più, poco spiritoso ("E le donne che vanno in giro vestite come prostitute?" "E fatevi 'na risata!").

Ecco, questo ci teniamo a sottolinearlo e a ripeterlo: quello che dà fastidio, in battute come "Le donne sono uguali alle lavatrici, danno il meglio a novanta gradi", non sono le allusioni sessuali né il tono da osteria. Ognuno è libero di desiderare chi vuole o di rendersi desiderabile quanto vuole, e di comunicarlo come meglio crede. Si può essere d'indole convintamente suina, apprezzare le osterie, le conoscenze occasionali fatte in osteria ed eventualmente proseguite non in osteria, secondo modalità d'accoppiamento più o meno ortodosse (anche quelle sulle lavatrici, se non con le lavatrici). E sentirsi comunque  offesi nella propria dignità e nella propria intelligenza. Come uomini e come esseri umani. E un po' anche come suini.  



Comunicazione: Studio Talpa | Comunicattive