Sesso, potere e tartarughe ricchione.

di Alessandro Lolli

Sesso, potere e tartarughe ricchione.

Interno giorno, Lino Banfi inginocchiato accanto alla radio segue i risultati del campionato. Parla da solo, prega la madonna, bacia un ferro di cavallo perché potrebbe fare dodici o tredici al totocalcio. Irrompe sulla scena il nipotino milanese che gli domanda di che sesso sono le tartarughe. Preso in contropiede e parecchio infastidito, improvvisa una risposta che non è solo una battutaccia, ma indica con precisione una mentalità: "E che ne so io? Non c'hanno sesso: sono ricchione, va bene?!?".

L'uomo gay, visto dall'uomo eterosessuale, è apparentemente qualcuno senza sesso, privato della virilità. Ma questa è solo una parte dell'inconscio collettivo eterosessuale: nell'immaginario comune compare anche una ipersessualizzazione  del maschio omosessuale.  In molti film del genere, il gay è anche qualcosa da temere perché ha troppo sesso: in sua presenza bisogna camminare radenti al muro, non chinarsi mai per raccogliere la saponetta e via dicendo. L'omofobia nella sua accezione letterale, come paura degli omosessuali, si fonda sull'allucinazione di uno stupro virtualmente possibile.  Il gay è una minaccia perché è in grado di fare ad altri uomini quello che loro fanno alle donne: penetrarli. Emerge una visione del rapporto sessuale come un rapporto di potere in cui qualcuno sottomette qualcun altro, e quest'immagine viene spesso proposta dai conservatori come prova della naturale sottomissione della donna. 

La costruzione dell'identità maschile eterosessuale passa per questa concezione del sesso che si riflette tanto nei rapporti con i gay, quanto nei rapporti con le donne. Infatti quello che spaventa del gay ipersessualizzato è che può trasformare un uomo in un gay desessualizzato, cioè evirato, cioè debole e inferiore come una donna.

Allontaniamoci dal cinema pecoreccio italiano e esaminiamo due personaggi bisessuali ben scritti delle serie tv contemporanee: Frank Underwood di House of Cards e Oberyn di Game of Thrones. Dico che sono ben scritti perché la loro identità sessuale non li esaurisce completamente, non sono la figurina del bisessuale che fa il bisessuale, ma esseri umani carismatici con delle psicologie ben definite. Personaggi che non potrebbero abitare mondi più distanti: il primo si muove nella Casa Bianca dei giorni nostri, il secondo vive in un universo fantastico che ricorda il medioevo. Eppure c'è qualcos'altro che li lega oltre l'orientamento sessuale, qualcosa che accomuna il protagonista di un thriller politico e il guerriero di un fantasy: sono entrambi dei prìncipi. Destinati al trono e usi all'esercizio del potere, li vediamo prendere parte ad un'orgia con uomini e donne, le due metà del mondo sotto il loro controllo. È come se ci confermassero che l'atto sessuale è uno strumento essenziale del potere che, per essere davvero totale, non può applicarsi su un solo genere ma deve investire l'intera specie. E Frank Underwood, interpretato magistralmente da Kevin Spacey, lo dice chiaramente, citando Oscar Wilde: "Tutto al mondo riguarda il sesso, tranne il sesso: quello riguarda il potere".

Sesso e potere, ma soprattutto sesso è potere, nella mente maschile culturalmente educata alla competizione in tutti gli ambiti della vita. Durante l'atto si "possiede" l'altro, lo si "prende", addirittura lo si "castiga". Proprio in questi termini si esprimeva trent'anni fa Christian De Sica, mentre impersonava un bisessuale nel film che sarebbe stato il capostipite dei cosiddetti "cinepanettoni". Nel primo "Vacanze di Natale", anno 1983, De Sica viene scoperto al letto con un uomo dai genitori, che non la prendono affatto bene. Si giustifica con un confuso discorso intorno agli effetti del progresso su una semplice famiglia di Frascati, che ha spinto il padre a mettere l'orologio al polso come Gianni Agnelli, la madre a vestirsi da Versace e ha reso il figlio, non certo "frocio", ma bisex, cioè "moderno". Quando i genitori, per nulla persuasi, gli chiedono chi era quella che aveva presentato loro come fidanzata, Christian risponde che è solo un'amica ma, in un tentativo di ripristinare l'onore del "fijo frocio", aggiunge che l'ha anche castigata. Benché moderno, assicura al padre che non ha smesso di "castigare" le straniere.

Immagine: dettaglio dal manifesto del film "Al bar dello sport" (Italia, 1983)



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