Le gelosie bruciano (non solo l'estate).

di Alessandro Lolli

Le gelosie bruciano (non solo l'estate).

Dai dolori del giovane Troisi a Clerks, dal passato al presente, quanto è difficile sfuggire al senso del possesso. Nella stagione in cui giornali parlano con più leggerezza di amore e passione, lo zapping di un "ex geloso paranoico" tra vecchi film e citazioni colte, per scoprire che anche la forma più "moderna" di gelosia non è che la replica dell'antica idea di amore come proprietà.

"Cioè a te… a te t'è mai capitato… cioè da quando stiamo insieme no…  che hai fatto l'amore con qualcuno?", lei risponde di sì e a Massimo Troisi "scoppia qualcosa dentro", come poco dopo confessa al suo riflesso nello specchio del bagno, in una famosa scena del film "Ricomincio da tre". È un dolore che può dire solo a se stesso perché la relazione che ha instaurato con Marta (Fiorenza Marchegiani) è libera e aperta. In teoria.

La domanda posta da Troisi rispecchia la forma classica e socialmente accettabile della gelosia, quella introdotta e delimitata dalla clausola "da quando stiamo insieme" che regola le relazioni moderne. È la secolarizzazione di un obbligo di esclusività reciproca che affonda le sue radici in pratiche religiose e totalizzanti che non conoscevano limiti temporali: bisognava arrivare vergini al matrimonio, vergini cioè puri, concedersi completamente a una persona soltanto, per tutta la vita, diventare suoi. Oggi, in occidente, quasi nessuno si aspetta più una cosa del genere e questo imperativo sacro si è secolarizzato nella forma del contratto: "da quando stiamo insieme a quando ci lasciamo, siamo gli unici l'uno per l'altra". Eppure, all'interno della nostra cultura, la gelosia conserva la sua potenza antica che non fa compromessi e pretende il possesso totale dell'altro: "Sei mia. Sei mio". Ma l'altro, il nostro amore, sfugge alla presa: ci sfugge nel passato, ci sfugge forse nel futuro, ci sfugge in altri luoghi durante la giornata, ci sfugge nelle fantasie.

Sfugge nel passato a Dante, il protagonista del film Clerks, nella famosa scena dei "37 pompini". La sua ragazza aveva dichiarato solo tre rapporti precedenti al fidanzamento: come si è permessa di evadere la cifra di 37 ragazzi beneficiari di sesso orale? "Ogni volta che ti bacio sentirò il sapore di tutti i 37!" dichiara disperato Dante: il corpo è impuro e porta la traccia del peccato.

Ma sfugge anche nell'immaginazione. In Eyes wide shut, l'ultimo film di Stanley Kubrick, Nicole Kidman confessa al marito Tom Cruise di aver provato un forte desiderio per un marinaio incrociato nella hall di un albergo qualche anno prima. La scena, virtuale, mai accaduta, si proietta continuamente nella mente di lui trascinandolo in una serie di disavventure che metterà al rischio la sua vita e quella della sua famiglia.

La gelosia parla di chi la prova, di chi viene messo in discussione in tutta la sua identità, secondo Roland Barthes: "Come geloso io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri". Nell'uomo l'identità sfidata è quella virile che, sotto gli attributi della forza e della determinazione, mostra tutta la sua fragilità, un castello di carte che crolla sotto il peso di un bacio o di un'occhiata.

Tanta violenza maschile si muove da questa brama di possesso che colpevolizza il corpo dell'altro, che i giornali chiamano "raptus" o "Troppo amore" come una fiction Rai di qualche anno fa. Per questo non possiamo derubricare il femminicidio al "singolo gesto di un folle": perché quel folle è cresciuto nel nostro stesso mondo, come noi è stato educato, comprendiamo le sue motivazioni e forse persino i suoi sentimenti anche se ci vergogniamo di farlo; come ha scritto Christian Raimo: "È possibile che non ci sia mai un intellettuale maschio che racconti non dico la sua abitudine a andare a prostitute o quella volta che fu vicino a stuprare una donna, ma semplicemente riesca a confessare le sue telefonate ossessive, gli appostamenti sotto casa, le mail ricattatorie? Possibile che non ci siano maschi che riescano a mostrare queste fragilità, questa violenza implosa?".

L'abbandono di quella che qui abbiamo chiamato "gelosia" poteva essere il frutto più buono della liberalizzazione sessuale ma, nelle vite sentimentali dei più, è stato incanalato in periodi di avventure sessuali che si alternano alle "relazioni serie", le quali continuano a parlare il linguaggio della tradizione lasciando intatti tutti i suoi divieti e le sue nevrosi. Ma proprio in quella comunione spirituale fortissima che chiamiamo "amore" dovremmo saper dare il giusto peso alle vicissitudini dei corpi. Non so se il poliamore e le relazioni aperte, che stanno guadagnando visibilità crescente, siano il futuro da perseguire per tutte e tutti ma, da ex geloso paranoico, vi assicuro che è meraviglioso provare un sentimento come quello che anima la più bella canzone dell'ultimo album dei Baustelle , in cui si può dire senza paura che "non ci lasceremo mai e anche se fosse sarà il tempo, non sarà l'eternità. Ed abbi cura un po' di te e se ti svaghi o mi tradisci lo capisco, sai?".

Immagine di Stefano Zorba Filippini da Flickr: licenza CC - Creative Commons



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