Simone è un giovane artista veneto di Pieve di Cadore. Dopo anni di progetti musicali, nel 2015 pubblica il primo EP ufficiale che lo rappresenta pienamente:
"Libero", uscito a marzo. L'EP è anticipato dal singolo
"Potrei essere proprio lei",
storia autobiografica di femicidio che ha come protagonista sua madre Annalisa Baldovin, uccisa nel 2001 da un uomo più volte denunciato quando lui aveva 16 anni. Il brano è anche il nucleo centrale del progetto, una storia che Simone dopo anni di silenzio ha avuto la forza di raccontare. Questa tragica storia viene tradotta in immagini nel video di Samuele Dalò e diventa così anche un monito per ricordare che certe tragedie si possono e si devono evitare. Simone ci ha contattato per aderire alla community di NoiNo.org, abbiamo deciso di intervistarlo perché ci parlasse della sua storia.
Con questa canzone hai scelto di esporti due volte, sia perché hai utilizzato per la prima volta il tuo vero nome, e ancora di più per aver voluto raccontare nel video non una storia di femicidio fra tante, troppe, ma la storia dell'omicidio di tua madre. Come e quando hai capito che era arrivato il momento giusto?
Con questa canzone ho riscoperto me stesso. È stato un passo nel vuoto, con il senno del poi mi rendo conto non sapevo cosa sarebbe successo... ho trovato la forza per buttarmi e per fortuna sotto ai miei piedi non cera il vuoto. Questa canzone mi ha fatto stare male, lo fa tuttora, dipende dalla giornata che ho. Ma è stata anche daiuto, più di molte persone a me vicine. Il momento giusto forse è arrivato proprio quando mi sono reso conto che attorno a me tutto si stava sgretolando, ad esempio mio nonno che ora ha 94 anni iniziava a perdere colpi, troppi colpi, così ho guardato la vita in faccia. Ogni momento può essere quello giusto ma forse devi essere (diventato) "quello giusto" tu, non saprei.
Quanto ti è costata tutta questa tragica vicenda come uomo e nel rapporto con gli altri uomini?
Impossibile capire quanto mi sia costata, ho perso mia madre alletà di 16 anni. Non per una malattia, non per un errore. Lho persa perché un uomo ha deciso così.
Quanti pezzi dovrei raccogliere per capire quanti ne ho persi? Credetemi, non ne ho la più pallida idea. So soltanto che la mia vita è cambiata drasticamente e ad essere onesto da poco un pensiero mi fa spesso visita: la consapevolezza che questa non è la mia vita, questa non dovrebbe essere la mia vita. Io sarei dovuto crescere in maniera diversa, in un ambiente famigliare diverso, con persone e rapporti umani diversi.
Sia chiaro che io non sono la vittima, non devo esserlo per nessuno! Mi sento spesso come il tizio del film che va in un altra dimensione e vede il se stesso alternativo: esteriormente è identico a lui ma tutto ciò che lo circonda è cambiato, non ha nulla a che vedere con lui. Lo so, è strano da capire, figuratevi a spiegarlo.
Troppo spesso c'è la tendenza a dividere in uomini buoni e uomini cattivi e a strumentalizzare il tema della violenza di genere in chiave razzista, soprattutto quando l'uomo colpevole della violenza non è italiano, come nel caso di tua madre. Invece come sappiamo la violenza è trasversale all'appartenenza nazionale, così come a classe sociale ed età. Perché pensi che sia così difficile per gli uomini e per i ragazzi interrogarsi sul fenomeno della violenza di genere a partire da sé?
Io non sono razzista, anzi... ma lonestà mi porta a dire che è anche vero che lambiente in cui cresci ti fa vedere la vita stessa in maniera diversa, quindi anche la cultura è importantissima. Chi cresce a sberle è diverso da chi cresce a giocattoli, come chi cresce a giocattoli è diverso da chi cresce con in mano un fucile.
Detto questo la gente non si sofferma molto su questo problema perché è come per le malattie più gravi: finché non ti viene diagnosticata a te cosa interessa? Se il vicino di casa muore di tumore, tu per quanto ci pensi? E poi che fai? Smetti di fumare? Magari nella vita smetti anche di fumare, ma certo non perché pensi al povero vicino. La gente ha sempre meno interesse del prossimo. Guardiamo il TG e altri programmi noti attratti dalla violenza, finché la violenza non entra come un tornado a casa nostra. Ed ecco che ci svegliamo... ma è tardi.
Anche qui considero sbagliata la cultura, in questo caso la nostra cultura.
Il rap e l'hip hop, generi musicali molto amati fra i giovanissimi, sono spesso tacciati di sessismo, con la tua musica cosa vorresti dire ai tuoi colleghi musicisti?
Credo che il sessismo, come molte altre cose in ambito rap, il più delle volte nasca senza nemmeno che l'autore si renda conto di cosa stia facendo. Il mondo del rap italiano è per la stragrande maggioranza ottuso. In passato ero molto ottuso pure io, anzi, mi dichiaro il più ottuso di tutti in adolescenza. Ok?
La verità è che ai giovanissimi piace esagerare in tutto e per tutto. Sesso, droga e alcool saranno l'esempio più banale ma anche il più reale. Diventa quindi matematico rendersi conto che musicalmente parlando è più facile "atteggiarsi" come pappone del quartiere piuttosto che cantare "lamore a una ragazza".
Sono anche convinto che i giovani abbiano un po' paura di essere giudicati, deve morire l'idea che sei un figo se fai alcune cose e sei uno sfigato se ne fai altre.
Se sei un artista affermato il tuo pubblico crede in quello che dici, spesso addirittura "fa" quello che dici. È un'arma a doppio taglio ma la scelta è tua, nessuno ti obbliga a fare niente.
Cosa vorresti che rimanesse ai ragazzi che guardano il tuo il video e ascoltano le tue parole?
Vorrei che smettessero di guardare il dito e iniziassero finalmente a guardare la luna. Sì, vorrei la finissero di giudicare se il mio è rap, pop o altre idiozie di questo tipo e iniziassero tutti ad ascoltare le parole, le stesse che danno un senso alla mia canzone.
Grazie a Dio in molti lo stanno già facendo, ma la causa è troppo grande per pensare che qualcuno non si renda conto del messaggio che porto. Mi spiace doverlo dire ma o vi mettete tutti in testa che "lei" nel video potrebbe davvero essere vostra madre, sorella, figlia oppure è come se stessi parlando alle capre.
Ascoltate! Condividete! Perché tutto può cambiare, ma tutto dipende da noi.
Cosa pensi i ragazzi possano fare nel quotidiano per combattere il sessismo e la violenza di genere nella nostra società?
La violenza, come il sessismo, credo vada combattuta parlando. Mai rimanendo in silenzio o nascondendosi. So benissimo che è molto difficile, sopratutto per chi le vive, ma è finito il tempo di subire o stare a guardare chi subisce.
Io non sono una persona passiva, ho bisogno di sentirmi vivo, tutti i santi giorni!