di redazione di NoiNo.org
Vi presentiamo l'illustrazione che si aggiudica il contest promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna in collaborazione con l'Accademia di Belle Arti di Bologna e l'associazione Hamelin. Ne parliamo con l'autore, Giovanni Nardone. Giovanni ha (quasi) 25 anni, è di Atina (Frosinone) ed è studente del corso specialistico in Linguaggio del Fumetto dell'Accademia. Tra le varie proposte arrivate alla giuria, la sua è una delle pochissime a mettere in primo piano la figura maschile. E anche l'unica realizzata da un uomo, per la cronaca.
Il volto del protagonista è "neutro", spogliato da tutti quei segni particolari che, nell'immaginario collettivo, vengono associati agli uomini abusanti: istinto animale, forza fisica, mostruosità, emarginazione ecc.
"Ho scelto questo tipo di rappresentazione - ci dice Giovanni - che può ricordare un po' lo stile di Guy Delisle (il canadese autore tra l'altro di Cronache Birmane o Diario del cattivo papà, entrambi Rizzoli Lizard, ndr) per rendere il personaggio più universale, una figura in cui tutti possano riconoscersi. Perché ognuno di noi potenzialmente potrebbe finire col compiere violenza. O potrebbe pensare di farlo."
I pensieri violenti sembrano infestare come fantasmi la mente del protagonista. Un'allegoria della dimensione psicologica tutta incentrata su di sé che ritroviamo nelle storie di tanti autori di violenze domestiche, scissi tra una dimensione pubblica "rispettabile" e una privata inconfessabile.
"In effetti mi piaceva trasmettere l'idea che la violenza sia una gabbia mentale in cui ci si può trovare imprigionati. Ma prima di tutto volevo sintetizzare in un'unica tavola i passaggi tipici di una storia a fumetti, senza dividerle nelle classiche vignette. Naturalmente non è che mi sia inventato io questo escamotage! Tantissimi disegnatori lo hanno usato, da Will Eisner negli anni '40 in poi."
Un'ispirazione vintage che ritroviamo nell'uomo in cravatta e bretelle di Giovanni. Un uomo medio e di mezza età, probabilmente sposato
un dato che troviamo spesso quando ci confrontiamo con degli studenti. Come mai è così difficile per i giovani legare il tema della violenza maschile contro le donne al tempo contemporaneo, alla loro esperienza di vita e ai loro riferimenti culturali?
"Sicuramente se ne parla poco, quando si parla di relazioni, e sempre come di qualcosa che riguarda altri: non mi riguarda, io non sono così e finisce lì. Anche se in fondo può succedere a tutti, e succede, di diventare morboso in una storia. Ma credo che non si dica, anche per paura di essere presi subito per un serial killer!"
E anche nella prova di Giovanni l'uso di alcuni cliché (l'impermeabile, il coltello) porta verso un'idea "cinematografica" della violenza domestica, molto lontana dall'esperienza quotidiana. Ma questo distacco è un problema generazionale, generale o soprattutto maschile?
"Posso dire che alla presentazione del contest NoiNo.org in accademia noi maschi saremo stati in due su venti partecipanti. E infatti mi sono trovato con alcune ragazze, compagne di studi, che mi chiedevano come la pensavo sul tema: - Tu che sei un uomo
" Imbarazzo? "Abbastanza!"
Ma quello del fumetto è ancora "a man's world", letto e disegnato da uomini come una volta?
"Nooo! Oggi nel corso dell'Accademia c'è più o meno parità di genere, e nel mondo dell'editoria, almeno in quella indie, ci sono un sacco di autrici: basta guardare autoproduzioni come Blanca, Cane Marcio, Delebile. Mai come nell'illustrazione, però, dove le donne sono la maggioranza assoluta."
Nella rappresentazione di Giovanni non c'è molto spazio per la possibilità di cambiamento maschile, dialogo e confronto tra uomini. "Ammettere dei difetti, delle mancanze quadra poco con la nostra idea di virilità. Non è facile mettersi a nudo su certi argomenti. Non direttamente, almeno." E nelle narrazioni? Ci sono graphic novel sull'identità di genere e sulle relazioni che consiglieresti alla community di NoiNo.org?
"Sì! I primi tre titoli che mi vengono in mente sono Fun Home di Alison Bechdel, Il Nao di Brown di Glyn Dillon, Portugal di Cyril Pedrosa. Sono storie di relazioni sentimentali e familiari, alcune esplicitamente autobiografiche, in genere malinconiche, alcune bizzarre. Fanno vedere quanta stranezza ci possa essere dietro la porta di ogni rapporto apparentemente normale. Sono le storie che più mi piacciono, quelle che mi piacerebbe raccontare."
Grazie per i consigli e ancora congratulazioni al vincitore del contest NoiNo.org ArtLab, in attesa di potervi mostrare la sua opera dal vivo. E voi, avete storie da consigliare o da raccontare a NoiNo.org?