Scoperto perché i maschi ce l'hanno più piccolo delle femmine (il cervello)!

di Alessandro Lolli

Scoperto perché i maschi ce l'hanno più piccolo delle femmine (il cervello)!

Piaciuto il titolaccio acchiappaclick? È ironico, ovviamente (mancano solo "i 10 motivi per…"). Ma quante volte vi è davvero capitato di sentire che è finalmente stato scoperto perché donne e uomini sono diversi e difficilmente conciliabili? Che è vero che le donne ragionano in un modo, solitamente più emotivo, e gli uomini in un altro, quasi sempre razionale e aggressivo, ed ora sappiamo esattamente perché? I talk radiofonici possono sprecare interi pomeriggi a discutere questi luoghi comuni presentati come risultati di ricerche, con il conduttore e la conduttrice che bisticciano tenendo ognuno la sua parte; ma da dove arrivano queste notizie?

I colpevoli principali sono quegli articoli di "divulgazione scientifica" che viaggiano su testate generaliste e, in una pagina scarsa, ci spiegano che "Alcuni ricercatori di un'università americana" hanno finalmente scoperto come funziona il nostro cervello e, di conseguenza, l'essere umano in generale. Ma è raro che tali scoperte si adattino all'essere umano in generale, piuttosto ci dicono qualcosa circa gli uomini e le donne, sulle loro differenze irriducibili che finalmente trovano una spiegazione definitiva e incontestabile nei microeventi che accadono nel cervello degli uni e delle altre. Ad esempio, un paio di anni fa sull'Huffington Post, "una ricerca dell'università di Bonn", ha consegnato all'umanità il colpevole della "tenerezza di coppia" e della "fedeltà maschile". È un ormone e si chiama ossitocina. Ma basta risalire qualche anno indietro e lo stesso ormone ci veniva venduto, su Repubblica, come responsabile "dell'invidia, della gelosia e, in alcune situazioni, della malignità" e, sempre nello stesso articolo, come mitigatore dell'aggressività e buon sostituto del viagra. E come sa chiunque sia transitato nei dintorni di un reparto maternità, l'ossitocina è la stessa sostanza usata per indurre il parto nelle gestanti. Un ormone per tutte le stagioni, insomma.

Il problema di ricondurre emozioni complesse e, tutto sommato oscure, come la gelosia o la fedeltà (maschile?) a delle componenti biologiche del corpo umano è che bisogna sposare una versione estrema del riduzionismo biologico, la quale finisce per non spiegare niente. Non è questa la sede per rendere conto della gran messe di teorie contemporanee sul rapporto mente-corpo (riporto uno schema delle maggiori ipotesi in proposito trovato su information is beautiful punto net, ma basta considerare che correlazione non vuole dire causazione, in parole povere: se al livello fisico si verifica un'alterazione in contemporanea con un'alterazione a livello mentale, non siamo certi di cosa è venuto prima. Soprattutto in casi come questo in cui il medesimo ormone si presenta assieme ad emozioni molto diverse e ciascuna di esse può essere sovradeterminata da molteplici fattori.

Ma c'è un altro modo, più subdolo e cialtronesco insieme, con cui si fa del sensazionalismo ed è quando si tenta un richiamo all'autorità granitica delle scienze dure (o hard science: fisica e matematica), ma in loro assenza.
Lo scorso Febbraio, ancora sull'HuffPost, si esordisce così: «La scienza dimostra perché sembra impossibile per uomini e donne essere "Solo amici"». Caspita, direte voi, la scienza questa volta l'ha messa giù senza mezzi termini. A corredare il testo c'è l'immagine della testa di una femminuccia, colorata di rosa, e di un maschietto colorata di azzurro, a suggerirci che "I ricercatori della Norwegian University of Science and Technology" hanno scoperchiato le calotte craniche di un certo numero di persone al fine di intravedere la verità sull'amicizia tra uomo e donna. Invece le neuroscienze non c'entrano niente, i suddetti ricercatori hanno fatto delle interviste ad un campione di laureandi, peraltro abbastanza misero (solo 308). In gergo si chiama "inchiesta sociologica" e può fornirci solo una verità sociologica, a posteriori, cioè può dirci che degli adulti formati, educati all'interno della società occidentale contemporanea, pensano certe cose se sono uomini e altre se sono donne. Peccato che il tono, verbale e non, dell'articolo alludeva a una verità scientifica, a priori, di quelle saldamente piantate nei neuroni. 

Questi articoli hanno molta fortuna perché si innestano su un luogo comune ampiamente condiviso: la radicale differenza tra uomini e donne. Confermano che gli uni vengono da Marte e le altre da Venere e che questi pianeti trovano casa nel nostro cervello. E, in fondo, è una verità comoda, soprattutto per gli uomini: se le nostre peggiori attitudini sono scolpite nella materia cerebrale, non c'è modo di cambiare, non bisogna preoccuparsene. Più difficile accettare che, nonostante l'educazione ricevuta, esiste uno spazio di manovra per diventare persone migliori.




Comunicazione: Studio Talpa | Comunicattive