Allenatori da manuale.

di redazione di NoiNo.org

Uno strumento pratico per educatori e associazioni sportive che vogliono prevenire la violenza di genere tra i giovanissimi: è il progetto "Cuore - l'unico muscolo da allenare per battere una donna". Un vademecum in 12 schede pronto da scaricare, la forza dell'esempio contro gli stereotipi: ce lo presentano Marina Pirazzi, sociologa dell'associazione EOS - Extrafondente Open Source che ha creato il manuale, e Ignazio Favaloro, insegnante di Educazione Fisica e socio dell'associazione Leib, uno dei primi ad adottarlo nel suo corso di calcio per bambini e bambine alla Polisportiva Lame di Bologna.

Quali sono i luoghi comuni e gli stereotipi di genere più diffusi nello sport giovanile? E quanto sono forti?
(Ignazio) Sono molto forti e si avvertono subito, sin da quando i bambini hanno 4, 5 anni. Si comincia con la divisione in sport "da maschi" e "da femmine". Io ho fatto per anni pallavolo, e mi ridono dietro! Immediatamente le bambine che appaiono portate per lo sport vengono bollate come "maschiacci", e con gli anni, gli appellativi peggiorano. Per noi è semplicemente l'opposto. 

Come rispondono le istituzioni dello sport giovanile?
(Ignazio) Non si fa abbastanza: nel calcio il sessismo è istituzionalizzato. Le regole della FIGC adottate da tutte le associazioni sportive prescrivono che le bambine fino a 13 anni devono giocare con bambini di 2 anni più piccoli. È un modo di mettere nero su bianco un pregiudizio, pure se ci sono autorevoli studi (ad esempio: Merni, 1984 e 2008) per cui fino alla pubertà tra maschi e femmine non ci sono significative differenze nelle capacità motorie. Semmai è l'età che fa la differenza: per migliorare - e non essere surclassati - ci si deve misurare con coetanei e coetanee.

E com'è la consapevolezza su questi temi tra allenatori, educatori e istruttori?
(Ignazio) Ci sono sempre più educatrici sportive, anche nel mondo del calcio, e questo aiuta. Però vedo che spesso vengono trattate con sufficienza.
(Marina) A volte anche le donne assumono il modello "maschile" più diffuso per comunicare con i giovanissimi. Non c'è bisogno di essere macho duri e puri, per urlare "Gioca da maschio!" o intimare di "Non fare la ragazzina". 

Il calcio giovanile è accusato di non insegnare a gestire la sconfitta, e spesso vengono stigmatizzati i genitori - hooligan (vedi le notizie a lato). Ma lo sport non è proprio lotta per la vittoria? Qualcuno dirà che vi immaginate un'educazione politicamente corretta ma lontana dalla realtà...
(Ignazio) La realtà è che c'è differenza tra agonismo e pratica amatoriale: nel calcio c'è 1 possibilità su 3 milioni che un dilettante diventi professionista. Fino a quel momento, la competizione è al servizio del gioco, dell'educazione motoria, della socializzazione. Noi educatori sportivi, noi adulti, dobbiamo pensare a rendere l'esperienza dello sport divertente per tutti (e tutte). Una partita è una partita, ma anche chi è meno forte o dotato ci può mettere qualcosa di suo. Quando si ha a che fare con bambini e adolescenti, il ruolo educativo è più importante di quello puramente tecnico, per me.
(Marina) Il manuale "Cuore" insiste su questo punto che è cruciale. Due schede sono dedicate proprio ad argomentare che forza, energia e persino aggressività non sono uguali a violenza e che lo sport insegna soprattutto a "stare con gli altri in armonia".

È dura per i maschi accettare la competizione (o la sconfitta) con le femmine?
(Ignazio) Sì, a volte i bambini si rifiutano di giocare con le bambine. Ma lo sport è una palestra di parità per la vita: non possiamo dare per scontato che una donna in quanto tale sia meno "forte" di un uomo. In molte discipline sportive, la questione è semplicemente che sono partite con 120 anni di svantaggio.
(Marina) In generale, siamo abituati a pensare che ciò che abbiamo sempre visto sia immutabile. Invece le società cambiano!

Come nasce il manuale "Cuore - l'unico muscolo da allenare per battere una donna"?
(Marina) L'idea viene dalla nostra associazione EOS, formata da psicologi e sociologi che lavorano sui temi dell'esclusione sociale e delle discriminazioni.  Il manuale è stato redatto in stretta collaborazione con persone competenti in materia (una laureata in Scienze Motorie e una psicologa che sono istruttrici, un istruttore di arti marziali e sicurezza personale), e revisionato da 9 educatori sportivi. Tra i partner del progetto oltre alla Polisportiva Lame, ci sono Rugby Pieve e UISP. Il progetto è stato sostenuto dai fondi "Otto per Mille" della Chiesa Valdese e dai contributi personali di alcune cittadine.

A chi si rivolge il manuale "Cuore"? 
(Marina) Vorremo raggiungere i bambini e gli adolescenti tra i 6 e i 14 anni, il target del manuale però sono gli educatori sportivi, gli istruttori e gli allenatori. All'inizio pensavamo agli sport di squadra e in particolare al calcio, ma la stessa metodologia si adatta a tutte le discipline. Il manuale dà agli educatori degli strumenti pratici per riconoscere e prevenire le dinamiche della violenza di genere nelle relazioni personali, per trasferire ai bambini e alle bambine le stesse capacità. 

Perché un educatore o una associazione sportiva dovrebbero adottare "l'allenamento del cuore"?
(Marina) Perché ognuno di noi può fare la differenza nel proprio mondo: partendo da sé e dalla propria esperienza, sapendo cosa fare e come comunicarlo, un allenatore può aiutare i propri piccoli atleti a crescere più liberi dai condizionamenti, più capaci di opporsi alle pressioni, alle intimidazioni e al linguaggio violento.

Come ci si procura il manuale? E come si può sostenere il progetto?
(Marina) Chi vuole avere un assaggio può scaricare la prima scheda con il test per gli allenatori, oppure può scaricare liberamente tutto il manuale dal nostro sito; lo strumento è pensato per essere usato in autonomia, ma un incontro formativo iniziale con il nostro gruppo di lavoro (tre persone) rende più facile coinvolgere e "passare la palla": dato che i fondi del progetto sono esauriti, per questi seminari chiediamo un contributo.  Chi vuole semplicemente sostenerci, può acquistare una t-shirt "del Cuore" dal sito EOS. Grazie!

Grazie a Marina e Ignazio. Ora tocca a voi (sportivi o semplicemente abituati a portare borsoni e bambini in campetti e palestre): coinvolgete, diffondete, commentate... Hop!

Foto © Associazione EOS



Comunicazione: Studio Talpa | Comunicattive